mercoledì 2 aprile 2008

Mobbing

Ho avuto esperienza di mobbing.
Dopo di tale esperienza, come si dice non tutto il male viene per nuocere, ho avuto modo di "conoscere me stesso" e di imparare ad avere cura della mia serenità.

Il mobber altro non è che un'esempio di persona infelice che sfoga la sua infelicità sugli altri. Ma ci riesce solo perché gli altri partecipano alla recita pensando che la loro felicità dipenda dal quello che il mobber dice o fa.
Ci rimane infatti dentro un residuo di nevrosi infantile per la quale riteniamo che la nostra felicità dipenda dagli altri e questa dipendenza è tipica dei bambini che necessariamente dipendono dai genitori per il loro sostentamento.

Combattere il mobber vuol dire stare al suo gioco, è come dire: "Si, io dipendo da te per la mia felicità per cui ti devo eliminare". Niente di meglio per il mobber che qualcuno che lo combatte.

Quello che occorre che accada è invece che la recita finisca. Quando scopro che la mia felicità non dipende dagli altri o dalle cose, e lo scopro nonostante tutti gli infelici che vogliono invece farmi dipendere da loro, ecco che la recita finisce e ci si sente liberi.

Fanno parte della recita i sensi di colpa. Se per es. rifiuto di sentirmi in colpa se non solo per le azioni dannose che io direttamente e intenzionalmente compio, e in questo modo i sensi di colpa che gli altri creano per dominarmi, e che sono la stragrande maggioranza, spariscono, ecco che la recita finisce.

Mi fermo qui e auguro in bocca al lupo a tutti i mobbizzati affinché imparino ad avere cura della loro serenità e raggiungano la libertà dall'infelicità altrui della quale non sono in alcun modo responsabili.

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