mercoledì 2 aprile 2008

La pozione magica della felicità

Luce per vedere bene
Coraggio per stare con la propria paura
Amicizia per chiedere aiuto a chi ce lo può dare
Speranza quando tutto sembra perduto
Perdono per non rimanere bloccati nel passato
Pazienza per non strapparci via
Poesia per non ridurre tutto ad un misero ragionamento
Unione per creare
Seduzione per lasciarsi sedurre dalla vita
Amore per rimanere incantati a guardare il mondo

In difesa di Harry Potter

Cari ragazzi,


immaginiamo che la magia bianca rappresenti la possibilità di essere sereni qualunque cosa accada, una magia appunto, e che la magia nera rappresenti la sofferenza.

Si tratta di una magia perché non ci arriviamo ragionando né seguendo le opinioni comuni su cosa possa liberarci dalla sofferenza.

Cercate di conservare sempre con cura uno spazio nella vostra mente in cui custodire la speranza che l'umanità possa un giorno porre al primo posto la coltivazione della serenità.

Questo perché la magia potrebbe condurvi un giorno ad avere la certezza e non più solo la speranza, che questo sia possibile e che basti solo dedicargli attenzione.

Ripassate poi l'incantesimo Riddikulos in cui qualcosa di orribile diventa improvvisamente ridicolo o se preferite la sofferenza si tramuta d'improvviso in gioia.

Ricordate una frase detta da Silente: "La felicità la si può trovare anche nei momenti più bui e tempestosi, basta ricordarsi di accendere la luce".

Andatevi a rileggere quello che dice Silente sullo Specchio delle brame: l'uomo più felice del mondo, specchiandosi vede solo se stesso, il suo unico desiderio è se stesso.

Ricordatevi anche dei momenti in cui Silente chiede a Harry se ha qualcosa da dirgli. Harry non risponde e Silente rispetta questa decisione, non lo costringe a raccontargli quello che nasconde anche se sa bene che Harry si metterà nei guai. Infatti, anche se la ricetta della serenità-qualunque-cosa-accada è nota da millenni, ognuno deve trovarla da solo.

Cari ragazzi, che di voi è il regno della serenità-qualunque-cosa-accada, ricordate infine che non è importante cosa leggete, ma cosa, leggendo, cercate.

Sono sveglio

« Il bramino Dona vide il Buddha seduto sotto un albero e fu tanto colpito dall'aura consapevole e serena che emanava, nonché dallo splendore del suo aspetto, che gli chiese:

– Sei per caso un dio?
– No, brâhmana, non sono un dio.
– Allora sei un angelo?
– No davvero, brâhmana.
– Allora sei uno spirito?
– No, non sono uno spirito.
– E allora, che cosa sei?
– Io sono sveglio. »

(Anguttara Nikaya)

Mobbing

Ho avuto esperienza di mobbing.
Dopo di tale esperienza, come si dice non tutto il male viene per nuocere, ho avuto modo di "conoscere me stesso" e di imparare ad avere cura della mia serenità.

Il mobber altro non è che un'esempio di persona infelice che sfoga la sua infelicità sugli altri. Ma ci riesce solo perché gli altri partecipano alla recita pensando che la loro felicità dipenda dal quello che il mobber dice o fa.
Ci rimane infatti dentro un residuo di nevrosi infantile per la quale riteniamo che la nostra felicità dipenda dagli altri e questa dipendenza è tipica dei bambini che necessariamente dipendono dai genitori per il loro sostentamento.

Combattere il mobber vuol dire stare al suo gioco, è come dire: "Si, io dipendo da te per la mia felicità per cui ti devo eliminare". Niente di meglio per il mobber che qualcuno che lo combatte.

Quello che occorre che accada è invece che la recita finisca. Quando scopro che la mia felicità non dipende dagli altri o dalle cose, e lo scopro nonostante tutti gli infelici che vogliono invece farmi dipendere da loro, ecco che la recita finisce e ci si sente liberi.

Fanno parte della recita i sensi di colpa. Se per es. rifiuto di sentirmi in colpa se non solo per le azioni dannose che io direttamente e intenzionalmente compio, e in questo modo i sensi di colpa che gli altri creano per dominarmi, e che sono la stragrande maggioranza, spariscono, ecco che la recita finisce.

Mi fermo qui e auguro in bocca al lupo a tutti i mobbizzati affinché imparino ad avere cura della loro serenità e raggiungano la libertà dall'infelicità altrui della quale non sono in alcun modo responsabili.